Eiaculazione precoce

E’ la disfunzione sessuale maschile più frequente. Spesso chi ne è affetto è restio a parlarne col proprio medico per vergogna, retaggio culturale etc. (solo il 9% soprattutto dopo richiesta della partner insoddisfatta).

In uno studio europeo, la prevalenza cioè il numero totale di chi ne soffre (vecchi e nuovi casi), risultata così distribuita: dai 18 ai 24 anni (4%), dai 25 ai 34 (7%), dai 35 ai 49 (8%), dai 50 ai 65 anni (8%) e dai 65 ai 74 anni (14%). In Italia la percentuale media è del 20%. E’ una percentuale rilevante (2 uomini su dieci!). Nelle casistiche americane le percentuali raddoppiano. Quindi come si può vedere, ne soffrono anche ragazzi molto giovani ed aumenta in una certa maniera sopra i 50-60 anni.

Definizione:

Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO), l’Eiaculazione Precoce (E.P.)  è : “L’incapacità di ritardare l’eiaculazione in misura sufficiente da provare piacere nell’atto sessuale, che si manifesta con l’eiaculazione prima o subito dopo l’inizio del rapporto sessuale (in termini di tempo: prima o entro 15 secondi dall’inizio del rapporto sessuale inteso come penetrazione vaginale) oppure l’eiaculazione si verifica in assenza di erezione sufficiente per rendere il rapporto possibile. Il problema non è il risultato di una prolungata assenza dall’attività sessuale”.

Dalla Seconda Consultazione Internazionale sulla Disfunzione Sessuale ed Erettile, viene definita come: “L’eiaculazione con una stimolazione minima e prima di quanto desiderato, prima o subito dopo la penetrazione, che provoca fastidio o disagio, e su cui chi ne soffre ha poco o nessun controllo volontario”.

L’ International Society for Sexual Medicine, dà una definizione basata sulla pratica clinica: “Si tratta una disfunzione sessuale maschile caratterizzata da un eiaculazione precoce che sempre o quasi sempre si verifica prima della penetrazione vaginale o entro un minuto circa dalla stessa, e l’incapacità di ritardare l’eiaculazione in tutte o quasi tutte le penetrazioni vaginali con conseguenze personali negative , come la sofferenza, il fastidio, la frustrazione fino ad arrivare al rifiuto dell’attività sessuale”.

Queste definizioni provano a definire criteri comuni per standardizzare la diagnosi e la possibile cura della patologia, ma l’ultima di esse mette in risalto il notevole risvolto negativo che essa può avere nelle relazioni sociali di chi ne è affetto, con deterioramento del rapporto con la partner, l’insorgenza della depressione fino ad arrivare al rifiuto dell’attività sessuale.

Classificazione:

Primitiva (insorta al primo rapporto) oppure secondaria (acquisita negli anni dopo un periodo di regolare durata dei rapporti).

Nel primo caso inizia, come detto, con la prima esperienza sessuale e permane tutta la vita, di solito con l’eiaculazione che avviene prima della penetrazione o al massimo 1-2 minuti dopo di essa.

L’acquisita è caratterizzata da insorgenza graduale o improvvisa del problema dopo una normale attività sessuale precedente e che generalmente è meno importante con tempi di latenza più lunghi di quella primitiva.

Esistono due sub-classificazioni rispetto a quelle sopracitate come l’E.P. che si verifica sporadicamente in una normale attività sessuale e la “sensazione soggettiva” di soffrire di E.P. nei casi in cui i tempi di latenza per arrivare all’eiaculazione sono normali o addirittura superiori. Chiaramente questa non rappresenta una patologia.

Cause e fattori di rischio:

Le cause sono sconosciute ma si associa spesso ad ansietà e può essere correlata ad ipersensibilità peniena. Di frequente è associata al Deficit Erettile perché la paura di fallire la performance può portare all’eiaculazione precoce. Va quindi in questi casi affrontato prima il problema del deficit di erezione.

Fattori di rischio sono: la presenza di un “frenulo breve”. In questo caso andrebbe corretto. Una possibile predisposizione genetica, scadenti condizioni generali, obesità, infiammazioni croniche della prostata, disfunzioni tiroidee, lo stress ed esperienze sessuali traumatiche.

Terapia:

Vanno trattate prima possibili cause “organiche”, come per esempio il frenulo breve, se presente, o le prostatiti. 

Il primo passo sono le “Terapie comportamentali” , nelle quali è indispensabile la collaborazione della partner, anche se mancano studi a lungo termine sulla loro validità. Queste tecniche servono ad apprezzare le sensazione di eccitazione intensa e allontanare la sensazione di inevitabilità dell’eiaculazione.La prima di queste è la “Stop and start therapy” che consiste nello stimolare l’erezione da parte della partner fino alla necessità dell’imminente eiaculazione; a questo punto la partner si ferma fino alla diminuzione di tale stimolo dopodiché si ricomincia.

Un’altra tecnica, simile alla prima, consiste nell’applicare, da parte della partner una pressione sul glande al momento del desiderio dell’eiaculazione con regressione dello stesso. Entrambe le tecniche vanno fatte con un ciclo di tre pause. prima dell’orgasmo.

Queste tecniche non sono indicate per l’E.P. primitiva cioè quella presente da sempre.

Se non si ha una partner “collaborativa”, si comnicia  dalla terapia farmacologica per uso topico. Vale per tutti i tipi di E.P. Personalmente consiglio all’inizio una crema non anestetica che viene utilizzata anche nei rapporti post-parto con funzione unicamente di diminuire l’attrito durante la penetrazione (es: Vitadermina, Vea Lubrivit etc.). Con questi farnaci si ha già una certa percentuale di successo.Come passo successivo ci sono farmaci a base di lidocaina-prilocaina che aumentano il tempo all’eiaculazione senza alterarne la sensazione di piacere. Il più pratico, al momento, è un farmaco spray da utilizzare da 5 a 10 minuti prima del rapport (occorre fare qualche prova prima di verificare la tempistica soggettiva).

Ulteriore passo è la terapia per uso orale che si avvale di farmaci che vengono utilizzati per la depressione che, come “effetto collaterale”, hanno quello di prolungare il tempo all’eiaculazione agiscono sulla serotonina, un neurotrasmettitore che favorisce l’eccitazione nervosa nel Sistema Nervoso Centrale.

L’unica molecola approvata in Italia per questo problema è la dapoxetina (Priligy), che presenta affetti collaterali normalmente accettabili (ipotensione, nausea, diarrea e mal di testa di entità modesta).Per chi non ne è affetto da depressione non altera il tono dell’umore. Va assunta 1 ora e mezza- 2 ore prima del rapporto (solo al bisogno) con una durata del suo effetto di circa 4 ore.

Anche gli inibitori delle fosfodiesterasi 5 (Viagra, Cialis, Levotra), hanno un ruolo terapeutico per l’E.P.. Alcuni studi hanno dimostrato che l’utilizzo di tali farmaci riduce l’ansia dovuta ad un eventuale deficit erettile associato e riduce anche la soglia di eccitazione. Si possono usare in associazione con la dapoxetina e con effetto combinato sia per l’E.P. che per il D.E.

Nella pratica clinica noto che è presente spesso una componente psicologica importante che si aggiunge dopo l’insorgere dei primi disturbi di tale patologia. Perché di questo si tratta. Il paziente non deve colpevolizzarsi perché l’E.P. insorge spesso senza che il pz. stesso abbia messo qualcosa di suo. Fondamentale è il ruolo della partner per la guarigione. Partners insofferenti non portano da nessuna parte.

Fortunatamente noto frequentemente grande collaborazione e pazienza da parti delle partners, chiaramente coinvolte anch’esse. I pz. mariti, fidanzati, amanti di queste partners sono quelli destinati ad una più rapida e sicura guarigione.